Weekend di rilievi alla Grotta della Pellerina tra meandri, fossili e speleotemi
Rilievo e documentazione della grotta Pillirina durante il weekend di Ognissanti: tra passaggi stretti, fossili e meravigliosi speleotemi, un gruppo di taddarite documenta le bellezze nascoste del sottosuolo.

La nostra avventura inizia così nel weekend di Ognissanti, con l’esplorazione, il rilievo e la documentazione della grotta Pillirina. Quattro Taddarite – Pietro, Laura, Marco e Matteo – si avventurano tra passaggi stretti e meandri che li condurranno attraverso le calcareniti mioceniche nel regno degli speleotemi.

Il gruppo si avvicina all'ampio ingresso della grotta, e già sembra tutto più semplice: "Wow, staremo comodi!", non tutto è quel che sembra caro Matteo, adesso vedrai! Sarà larghissimo... Mentre ci addentriamo, Pietro nota un deposito contenente vari frammenti di ossa animali, amore a prima vista.

Poco dopo la situazione si fa interessante, ci imbattiamo in un passaggio stretto che ci obbliga a strisciare pancia al suolo per alcuni metri. Con abilità da furetti – più o meno – riusciamo a superare questo tratto, e ci addentriamo ancora di più nella grotta, dove corridoi e sale si alternano. Sopra le nostre teste, iniziano a comparire i primi speleotemi, simili a lunghe carote di ghiaccio: uno spettacolo magnifico!

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Arriva l'ora di pranzo, e il gruppo avverte un leggero languorino. Tra il gocciolio delle stalattiti, si sente una voce che sembra quasi un richiamo: «Matteo! Conza a tavola» grida Marco, in preda ad un attacco di fame. «No Marco, quei ricci fossili non si mangiano! Limitiamoci a qualche barretta e un po' di mandorle», lo ammonisco.

Dopo esserci rifocillati a dovere, riprendiamo il cammino, lasciandoci alle spalle diversi passaggi tortuosi e serpeggianti. Ci ritroviamo di fronte a un meandro, che decidiamo di affrontare dividendo il gruppo: Pietro e Marco scelgono la parte superiore, sfruttando le loro abilità di arrampicatori, mentre io e Laura seguiamo il percorso inferiore, godendoci una visione d'insieme della grotta.

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La nostra esplorazione si conclude con il termine del meandro. Facciamo rientro con i sacchi più o meno pesanti, coordinandoci con la sincronia di una catena di montaggio. Portiamo a casa un’esperienza unica, che ci ha permesso di rimettere in movimento i muscoli dopo tanto tempo, e ci auguriamo che questo luogo magico continui a preservarsi, dando vita a un numero sempre maggiore di speleotemi.

Notizia di Matteo.

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